

Poesie
Lea Ricci all'intensa attività di pittrice alterna quella altrettanto prolifica di scrittrice; lei ama comporre poesie, alcune delle quali hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti da parte della critica specializzata.
Amo l'amore
Mi sveglio al mattino e amo la luce.
Amo quale dono prezioso, l’aria che respiro,
l’acqua, il sole che raccoglie i miei sorrisi e
le zolle profumate che parlano di stagioni.
Amo il confronto per apprendere
ed appagare la curiosità costruttiva.
Amo i colori dell’iride nelle varie sfumature.
il verde dei prati, il giallo del grano.
Amo l’estensione dei campi e i rossi papaveri,
l’azzurro del cielo, il mare con le sue onde,
i cirri che giocano tra i gabbiani in volo,
l’adorabile stupore e ingenuità dei bimbi.
Amo l’amicizia sincera, quella vera…
Il cammino intrapreso con discrezione,
la luna e le stelle che contemplo nelle notti estive,
lo spazio senza confini tanto da farmi sentire incorporea.
Dolce risveglio
Non c’è risveglio più bello
di veder accanto un sorriso
che sussurri : “Ti voglio bene”.
Non c’è risveglio più bello
che dividere un cuscino
e unire due volti in un: “Ti amo”.
Non c’è risveglio più bello
che alzarsi tra sgualcite lenzuola
dopo una notte di abbracci e baci.
Non c’è risveglio migliore che doni
serenità e splendore tra profumate
stagioni che nutrono la mente e il cuore.
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Dipingere
Due mani sfiorano la tela,
tessono trame ed annunciano l'ispirazione
Il pennello vola e serpeggia, guidato da note di
colore, mentre Eros e Psiche sfiorano l'opera.
La tela trasuda opalescente luce;
il soggetto parla, soffre, muta aspetto.
L'artista intona sfumature velate,
carpendo i colori all'arcobaleno.
La notte è lunga e il cavalletto è stanco;
una nuova creatura sta per nascere
Laurea in genitori
Mamma Babbo, sono nomi
dettati dal sentimento
che rimbombano nel silenzio dei tempi.
Sono richiami ancestrali
dettati dalle consuetudini
e dall’ attuale civiltà della ragione.
Sono imposizioni legate ad ansie,
collera, privazioni, sopportazioni
sofferenze, abnegazioni.
Sono saggezza, umiltà,
dolore e lacrime impotenti
verso l’abbandono nella morte.
Sono speranza nel domani,conquista effimera per arrivare all'inesistente.
LAUREA IN GENITORI.
Cascate Niagara

Cascate Vittoria
( Zimbabwe)
M’inoltro di buonora, come Livingstone,
nel sentiero solitario della rigogliosa foresta,
credendo di trovare una via maestra.
M’insegue una bertuccia assai curiosa,
tessendo un pentagramma tra i rami,
con note dai ritmi lontani.
Tra il vento, il ruggire dell’affascinante fiera,
Cascate Vittoria! Zimbabwe! Ex Rodesia!
Patria dei leoni, simboli dell’eroiche gesta.
Stridi d’uccelli ignoti mi fan rabbrividire.
In preda alla paura corro all'impazzata,
scostandomi dalla strada dissestata.
Giunta alla meta stabilita,
le guardie forestali abbozzano un sorriso,
segnalandomi come “primo turista in arrivo”
M'avvio in nuovi sentieri accidentati,
tra intersecazioni di estesi arcobaleni,
che paiono, in distanza, ponti sconfinati.
Sogno?... Non mi par vero!..
Ecco le affascinanti cascate in tutto il lor splendore!
Ancor oggi, se penso a quel dì,
l'emozione mi giunge fino al cuore.
Prigioniera nell' infinito spazio
Incuriosita, ma serena,
contemplo il firmamento.
La brezza marina
culla i miei capelli.
Le ultime nubi si dileguano
presentandomi un cielo stellato.
Scruto la volta luminosa
e cerco d’orientarmi.
Mi perdo tra fantasia e realtà
e un fremito m’assale.
L’immenso prevale su di me
catturandomi tra le sue infinite galassie.
Giunta alle Cascate Niagara
l’effetto è immediato!
La cascata canadese, irruente e dominante, lascia tutti a mozzafiato.
La cascata statunitense
lineare e modificata,
par diva in posa
per esser fotografata.
Cascate Niagara!
meta di novelli sposi,
illuminate di sera,
da molteplici colori.
Col boato assordante
non mi accorgo del contesto,
perché intorno, verdeggianti,
sono i prati del progresso.
Nell’ ambiente assai ideale,
anzi, un po’ innaturale,
il piacere dalla vista
fa’ la gioia del turista.
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Dignità
Si soffocano i sentimenti
nuotando nelle stesse lacrime
sperando in un mondo migliore.
"Dignità" parola obsoleta,
forse ormai dimenticata?
Comportamento fuori moda.
Si scava tra macerie
odoranti di fragili illusioni:
LAVORO, CASA, FAMIGLIA.
Il vaso di Pandora offre
CARTAMONETA IN CENERE
in un mondo incerto.
Una vita incresciosa
dove i programmi si perdono
tra confini di terre incolte.
Il vivido verde dei prati
calpestato da popoli
alla ricerca di un po' di pace.
L'egoismo pullula tra i corrotti....
"Dignità" dove sei?
Si abissano vascelli tra i neri scogli.
Dignità, spicca il volo
come una rondine nel suo migrare,
porgi la mano all'onestà, altruismo e amore.
Il vento dell'amore
Il vento dell’amore vola tra l’essenza della vita
svelandone i turbolenti segreti di effimere passioni e
insieme al saggio tempo li trasforma in dolci sensazioni.
Il vento dell’amore incanta le sirene e lievemente
sussurra di amarle; dona ad ognuna il suo ricordo
dentro conchiglie di madreperla dal profumo salmastro.
Il vento dell’amore si spinge oltre le nubi per diradarle,
le ricama intrecciando col filo lo sprazzo di azzurro cielo.
Scende e ammira il suo capolavoro irrorato dal dorato sole.
S’affaccia la luna dai raggi lucenti, il vento si calma…
si fa cullare dall’ onda a lui più gradita e la pettina.
Insieme, felici, entrano nella grotta dell’amore e dei sogni.
Guerra
Goccia dopo goccia si riempie il calice amaro della vita,
trabocca il verde fiele tra oscuri e inquietanti presagi…
Goccia dopo goccia aumenta
l’oceano dell’incomprensione umana.
L’orizzonte sembra vicino
per gli atavici dissapori di guerre.
Seguono inutili ardori, popoli inermi
nello spazio infinito d’illusioni.
Cade una vita, piena di speranza,
indottrinata dall’ ideologia dei potenti.
È un altro eroe, una matricola. un elmetto
dalla lacera divisa, sbiadita nel tempo.
Dopo, silenzio. Saette di interminabili luci,
fuochi roventi illuminando l’oscurità del piombo.
Inni lontani si uniscono in solidarietà
col volto della morte.
Un papavero presuntuoso.
Appena sbocciato
il rosso papavero
sul suo stelo impettito
osserva il campo ben arato.
Vicino ad un gruppetto
di papaveri ormai sbiaditi
si loda per il suo bel color
rosso vivido di buon aspetto.
Papaveri dai petali impalliditi
stanchi del troppo sole
in coro lo acclamano
anche se ormai sfiniti.
Mentre domina la scena
dal suo ritto stelo
s’ adombra il cielo e
lentamente cala la sera.
Al risveglio mattutino
il papavero vanitoso
vede sparsi dal vento
petali ad esso vicino.
<<Io sono giovane e bello
ho ancora i miei petali,
i miei stami e il pistillo e
sono forte come un grillo.>>
Il presuntuoso ora conosce il vento...
Stragi di corolle pietose, avvizzite e
dalle tinte sbiadite coprono il suo stelo.
Gocce di rugiada scivolano in quel momento.
Ora il papavero osserva…
vede gli amici caduti e
con tristezza, ritto,
gli porge i suoi saluti.
Il vento ritorna, il suo gambo si piega.
il breve tempo vissuto gli dona l'ultimo saluto.
E' rimasto un sol petalo appassito ad adornarlo;
il papavero si appoggia al ritto stelo verde e prega.
Altri papaveri stanno sbocciando…
di questo ultimo ne rimarrà leggenda.
Vagano nell’ aria cori di vecchi papaveri
"la vita continua e la gioia ritorna cantando".
Grande
Grande è la gioia per la vita
e per la bellezza del
creato.
Grande è la sensibilità
di chi allevia l’altrui
sofferenza.
Grande è la Gente
che vive l’insignificante
quotidiano.
Grande è colui
che ha perso l’avidità di
potere.
Grandi sono coloro che trovano
la parola giusta nel momento
dell’estrema necessità.

Dipinto di Lea Ricci " Estate-Papaveri" olio cm.50x70
La vita ricomincia a pulsare
A passi felpati scende la notte.
A passi lievi s’avvia il giorno.
Sorride il sole quando la luna
spegne la sua romantica luce.
Il tempo vola, culla i silenzi e
i desideri espressi nel mondo.
Le nuvole specchiate nel ruscello
si ravviano i capelli ondulati.
C’è aria di silenzi immutati tra
mode “Vintage” e ultime tendenze.
Le ore si vestono a festa, ballano il tip - tap
Il lor ticchettio immaginario richiama la folla.
Il giorno vive il suo fuggente attimo…
Scarpe di tutti i colori attraversano le vie
Come sentinelle i semafori vigilano le frenate.
Stridono i veicoli lasciando l’acre scia fumosa.
C’è chi tende una mano pietosa…
c’è chi guarda l’orologio e fugge …
Il pomeriggio suona un solito ritornello,
cambia tinta, s’adombra tra le foglie.
Spiccano tra il verde, il giallo ramato e rosso,
colori accesi nel mutar delle nuove stagioni.
A passi felpati scende la notte
A passi lievi s’inoltra il giorno e
la vita ricomincia a pulsare.
Aquilone
Gioca lungo la spiaggia,
tra voli di gabbiani.
Plana, risale, saluta il sole
e nuovamente il vento lo solleva,
Vederlo è un inno di colori
tra cielo, mare e voli di gabbiani.
Grandi occhi di bimbo osservano
il sinuoso e acrobatico volteggiare.
Il vento accarezza la fune, la tira,
l’allenta a suo piacimento,
Il bimbo attonito, osserva…
piange, ride, scalcia e canta.
La brezza, sospinge l’aquilone, anzi,
cambiano insieme rotta.
Il vento impetuoso rumoreggia.
L’aquilone cade tra rovi spinosi.
Il bimbo ignaro, corre, saltella, traballa,
seguendo il caracollare dell’aquilone.
Il vento sfida il rivale all’impazzata;
l’esperto carambolista, vince la partita.
Ora il vento si è infiacchito, non soffia più.
L’aquilone sorvola gigli di mare e conchiglie,
sfiora la vellutata sabbia dai riflessi dorati e
lentamente si adagia sulla spiaggia e sogna.




Un vaso antico
Un vaso antico dai cocci restaurato,
traboccante di ricordi fluttuanti
lascia il posto alla nuova vita.
Timide rose rosse, ma vigorose
nella ricchezza poetica, dettano
antichi sentori di gioia e d’amore.
Inebriando l’aria del loro profumo,
folate di vento spargono petali e
la mente riposa in un sogno dorato.


Viole! E’ primavera
Stamane il giardino è trapuntato di viole.
Durante la notte hanno carpito l’intenso indaco
di una limpida notte stellata di primavera.
Sparse qua e là non appaiono timorose,
ma sfacciatamente presuntuose,
forse, meglio incantatrici vanitose…
oppure tenere e fragili sì, come si suol dire,
ma così unite sembrano molto orgogliose.
Il sole le bacia ed emanano il fresco profumo.
La loro fragranza entra nella mia mente e
i ricordi la invadono di dolci sensazioni:
mazzolini di viole ornavano l’abito di mia madre…
oppure i sui capelli, insieme a piccole margherite.
Si, la primavera si annunciava anche così e noi bimbi,
nella nostra semplicità, eravamo davvero felici.

Albero
Fronde cariche di smeraldi
scintillano al sole estivo.
Foglie rincorse dal vento, piegate
alla sua volontà, abbandonanno i rami.
Linfa vitale scorre lungo il tronco
a volte arso e appesantito nel tempo.
Al tramonto c'è mormorio,
ma di giorno tutto pulsa d'amore.
Radici del passato affiorano
tra gli ardenti colori autunnali.
con la prima neve, l'ultima foglia rimasta,
nel silenzio ovattato cade emettendo un sibilo.
L'albero attende, rincorre le stagioni e
cautamente coglie la dolce primavera
per vegliarla e piacevolmente cullarla
sotto l'immenso cielo illumnato di stelle.
