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Poesie

Lea Ricci all'intensa attività di pittrice alterna quella altrettanto prolifica di scrittrice; lei ama comporre poesie, alcune delle quali hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti da parte della critica specializzata. 

Fiore smarrito 

                                                                       

Dove voli fiore smarrito

tra l’immensità dei secoli?

 

Cerco quel fratello sparito

tra fiumi di parole e promesse!

 

Cerco quel fratello sperduto

tra le macerie del progresso.

 

Cerco la rinascita della vita

sbocciata al sol dell’estate.

 

Cerco l’armonia del vento quando

accarezza le spighe di biondo grano.

 

Ho cercato tra i campi dorati,

sterminati dal buio piombo.

 

Ho trovato ascolti, derisioni, insulti,

promesse vane e compromessi.

 

Ora sono io che cerco quel fiore d’amore

per inneggiare insieme canti di pace nel mondo.

Amo l'amore

 

Mi sveglio al mattino e amo la luce.

Amo quale dono prezioso, l’aria che respiro,

l’acqua, il sole che raccoglie i miei sorrisi e

le zolle profumate che parlano di stagioni.

 

Amo il confronto per apprendere

ed appagare la curiosità costruttiva.

Amo i colori dell’iride nelle varie sfumature.

il verde dei prati, il giallo del grano.

 

Amo l’estensione dei campi e i rossi papaveri,

l’azzurro del cielo, il mare con le sue onde,

i cirri che giocano tra i gabbiani in volo,

l’adorabile stupore e ingenuità dei bimbi.

 

Amo l’amicizia sincera, quella vera…

Il cammino intrapreso con discrezione,

la luna e le stelle che contemplo nelle notti estive,

lo spazio senza confini tanto da farmi sentire incorporea.

Dolce risveglio

Non c’è risveglio più bello

di veder accanto un sorriso

che sussurri : “Ti voglio bene”.

 

Non c’è risveglio più bello

che dividere un cuscino

e unire due volti in un: “Ti amo”. 

 

Non c’è risveglio più bello

che alzarsi tra sgualcite lenzuola

dopo una notte di abbracci e baci.

 

Non c’è risveglio migliore che doni

serenità e splendore tra profumate

stagioni che nutrono la mente e il cuore.

RIPOSATI OH MONDO! MONDO RIBELLE !!!  

Riposati oh mondo! Mondo ribelle!

la vita continua anche sotto le stelle.

Siam esseri umani,

ma non vegetali!

 

Possiamo ascoltare

ed anche ballare.

Possiamo amare

e il cielo toccare.

 

Possiamo gioire,

piangere e morire.

Ma caro mondo,

sei ancora tondo?

 

Ma caro mondo,

non ti sgretolare!

Le rondini in primavera

ritornano a nidificare.

 

Soffermati ed ascolta…

urla. pianti … valuta!

Son urla di guerra e bombe atterrate!

il pane manca alle genti disorientate.

 

Siam tutti fratelli

sulla crosta terrestre.

Poveri ricchi, sani e malati,

ma Tutti molto preoccupati.

 

Basta bombe, ma desiderio di “PACE VERA!”

Sensazione bella come la “PRIMAVERA!”

Poesia premiata alla VIII Edizione di :

"Slussi 'd Poesia 2023"

Dipingere

Due mani sfiorano la tela,

tessono trame ed annunciano l'ispirazione

Il pennello vola e serpeggia, guidato da note di

colore, mentre Eros e Psiche sfiorano l'opera.

La tela trasuda opalescente luce;

il soggetto parla, soffre, muta aspetto.

L'artista intona sfumature velate,

carpendo i colori all'arcobaleno.

La notte è lunga e il cavalletto è stanco;

una nuova creatura sta per nascere

Laurea in genitori 

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Cascate Vittoria

( Zimbabwe)

M’inoltro di buonora, come Livingstone,

nel sentiero solitario della rigogliosa foresta,

credendo di trovare una via maestra.

 

M’insegue una bertuccia assai curiosa,

tessendo un pentagramma tra i rami,

con note dai ritmi lontani.

 

Tra il vento, il ruggire dell’affascinante fiera,

Cascate Vittoria! Zimbabwe! Ex Rodesia!

Patria dei leoni, simboli dell’eroiche gesta.

 

Stridi d’uccelli ignoti mi fan rabbrividire.

In preda alla paura corro all'impazzata,

scostandomi dalla strada dissestata.

 

Giunta alla meta stabilita,

le guardie forestali  abbozzano un sorriso,

segnalandomi come “primo turista in arrivo”   

 

M'avvio in nuovi sentieri accidentati,

tra intersecazioni di estesi arcobaleni,

che paiono, in distanza, ponti sconfinati.

 

Sogno?... Non mi par vero!..

Ecco le affascinanti cascate in tutto  il lor splendore!

Ancor oggi, se penso a quel dì,

l'emozione mi giunge fino al cuore.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

 

 

 

                 

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1990 Lea Ricci in Zimbawe

Mamma Babbo, sono nomi

dettati dal sentimento

che rimbombano nel silenzio dei tempi.

 

Sono richiami ancestrali

dettati dalle consuetudini

e dall’ attuale civiltà della ragione.

 

Sono imposizioni legate ad ansie,

collera, privazioni, sopportazioni

sofferenze, abnegazioni.

 

Sono saggezza, umiltà,

dolore  e lacrime impotenti

verso l’abbandono nella morte.

 

Sono speranza nel domani,conquista effimera per arrivare  all'inesistente.

LAUREA IN GENITORI.

                            

Cascate Niagara

Giunta alle Cascate Niagara

l’effetto è immediato!

La cascata canadese, irruente e dominante, lascia tutti a mozzafiato.

 

La cascata statunitense

lineare e modificata,

par diva in posa

per esser fotografata.

 

Cascate Niagara!

meta di novelli sposi,

illuminate di sera,

da molteplici colori.

 

Col boato assordante

non mi  accorgo del contesto,

perché  intorno, verdeggianti,

sono i prati del progresso.

 

Nell’ ambiente assai ideale,

anzi, un po’ innaturale,

il  piacere dalla vista 

fa’ la gioia  del  turista.

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Prigioniera nell' infinito spazio 

  

Incuriosita, ma serena,

contemplo il firmamento.

 

La brezza marina

culla i miei capelli.

 

Le ultime nubi si dileguano

presentandomi un cielo stellato.

 

Scruto la volta luminosa

e cerco d’orientarmi.

 

Mi perdo tra fantasia e realtà

e un fremito m’assale.

 

L’immenso prevale su di me

catturandomi tra le sue infinite galassie.

Dignità

Si soffocano i sentimenti

nuotando nelle stesse lacrime

sperando in un mondo migliore.

"Dignità" parola obsoleta,

forse ormai dimenticata?

Comportamento fuori moda.

Si scava tra macerie

odoranti di fragili illusioni:

LAVORO, CASA, FAMIGLIA.

Il vaso di Pandora offre

CARTAMONETA IN CENERE

in un mondo incerto.

Una vita incresciosa

dove i programmi si perdono

tra confini di terre incolte.

Il vivido verde dei prati

calpestato da popoli

alla ricerca di un po' di pace.

 

L'egoismo pullula tra i corrotti....

"Dignità" dove sei?

Si abissano vascelli tra i neri scogli.

Dignità, spicca il volo

come una rondine nel suo migrare,

porgi la mano all'onestà, altruismo e amore.

Il vento dell'amore

Il vento dell’amore vola tra l’essenza della vita

svelandone i turbolenti segreti di effimere passioni e

insieme al saggio tempo li trasforma in dolci sensazioni.

 

Il vento dell’amore incanta le sirene e lievemente 

sussurra di amarle; dona ad ognuna il suo ricordo

dentro conchiglie di madreperla dal profumo salmastro.

 

Il vento dell’amore si spinge oltre le nubi  per diradarle,

le ricama intrecciando col filo lo sprazzo di azzurro cielo.

Scende e ammira il suo capolavoro irrorato dal dorato sole.

 

S’affaccia la luna dai raggi lucenti, il vento si calma…

si fa cullare dall’ onda  a lui più gradita e la pettina.

Insieme, felici, entrano nella grotta dell’amore e dei sogni.

Guerra

Goccia dopo goccia si riempie il calice amaro della vita,

trabocca il verde fiele tra oscuri e inquietanti presagi…

 

Goccia dopo goccia aumenta

l’oceano dell’incomprensione umana.

 

L’orizzonte sembra vicino

per gli atavici dissapori di guerre.

 

Seguono inutili ardori, popoli inermi

nello spazio infinito d’illusioni.

 

Cade una vita, piena di speranza,

indottrinata dall’ ideologia dei potenti.

 

È un altro eroe, una matricola. un elmetto

dalla lacera divisa, sbiadita nel tempo.

 

Dopo, silenzio. Saette di interminabili luci,

fuochi roventi illuminando l’oscurità del piombo.

 

Inni lontani si uniscono in solidarietà

col volto della morte. 

Un papavero presuntuoso.

 

Appena sbocciato

il rosso papavero

sul suo stelo impettito

osserva il campo ben arato.

  

Vicino ad un gruppetto

di papaveri ormai sbiaditi

si loda per il suo bel color 

rosso vivido di buon aspetto.

 

Papaveri dai petali impalliditi

stanchi del troppo sole

in coro lo acclamano

anche se ormai sfiniti.

 

Mentre domina la scena

dal suo ritto stelo

s’ adombra il cielo e

lentamente cala la sera.

 

Al risveglio mattutino

il papavero vanitoso

vede sparsi dal vento

petali ad esso vicino.

 

 <<Io sono giovane e bello

ho ancora i miei petali,

i miei stami e il pistillo e

sono forte come un grillo.>>

 

Il presuntuoso ora conosce il vento...

Stragi di corolle pietose, avvizzite e

dalle tinte sbiadite coprono il suo stelo. 

Gocce di rugiada scivolano in quel momento.

 

Ora il papavero osserva…

vede gli amici caduti e

con tristezza, ritto,

gli porge i suoi saluti.

 

Il vento ritorna, il suo gambo si piega.

il breve tempo vissuto gli dona l'ultimo saluto.

E' rimasto un sol petalo appassito ad adornarlo;

il papavero si appoggia al ritto stelo verde e prega.

 

Altri papaveri stanno sbocciando…

di questo ultimo ne rimarrà leggenda.

Vagano nell’ aria cori di vecchi papaveri

"la vita continua e la gioia ritorna cantando".

Grande

Grande è la gioia per la vita

e per la bellezza del

creato.

 

Grande è la sensibilità

di chi allevia l’altrui

sofferenza.

 

Grande è la Gente

che vive l’insignificante

quotidiano.

 

Grande è colui

che ha perso l’avidità di

potere.

 

Grandi sono coloro che trovano

la parola giusta nel momento

dell’estrema necessità.

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Dipinto di Lea Ricci " Estate-Papaveri" olio cm.50x70

La vita ricomincia a pulsare

A passi felpati scende la notte.
A passi lievi s’avvia il giorno.

 

Sorride il sole quando la luna
spegne la sua romantica luce.

Il tempo vola, culla i silenzi e
i desideri espressi nel mondo.

Le nuvole specchiate nel ruscello 
si ravviano i capelli ondulati.

C’è aria di silenzi immutati tra
mode “Vintage” e ultime tendenze.

Le ore si vestono a festa, ballano il tip - tap
Il lor ticchettio immaginario richiama la folla.

Il giorno vive il suo fuggente attimo…
Scarpe di tutti i colori attraversano le vie

Come sentinelle i semafori vigilano le frenate.
Stridono i veicoli lasciando l’acre scia fumosa.

C’è chi tende una mano pietosa… 
c’è chi guarda l’orologio e fugge …

Il pomeriggio suona un solito ritornello,
cambia tinta, s’adombra tra le foglie.

Spiccano tra il verde, il giallo ramato e rosso,
colori accesi nel mutar delle nuove stagioni.

A passi felpati scende la notte
A passi lievi s’inoltra il giorno e

la vita ricomincia a pulsare.

Aquilone

Gioca lungo la spiaggia,

tra voli di gabbiani.

Plana, risale, saluta il sole

e nuovamente il vento lo solleva,

 

Vederlo è un inno di colori

tra cielo, mare e voli di gabbiani.

Grandi occhi di bimbo osservano

 il sinuoso e acrobatico volteggiare.

 

Il vento accarezza la fune, la tira,

l’allenta a suo piacimento,

Il bimbo attonito, osserva…

piange, ride, scalcia e canta.

 

La brezza, sospinge l’aquilone, anzi,

cambiano insieme rotta.

Il vento impetuoso rumoreggia.

L’aquilone cade tra rovi spinosi.

 

Il bimbo ignaro, corre, saltella, traballa,

seguendo il caracollare dell’aquilone.

Il vento sfida il rivale all’impazzata;

l’esperto carambolista, vince la partita.

 

Ora il vento si è infiacchito, non soffia più.

L’aquilone sorvola gigli di mare e conchiglie,

sfiora la vellutata sabbia dai riflessi dorati e

lentamente si adagia sulla spiaggia e sogna.

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 Omaggio ai nostri piedi

                                

Primi vagiti di bimbo festosi e adorabili

scalpitio dei suoi due piedini indomabili.

 

Nel tempo, piedini ormai divenuti piedi e piedoni,

ogni giorno camminano come andassero su crestoni.

 

Scalano rocce impervie, saltano e ballano.

Slittano con lame sul ghiaccio e traballano.

 

Scarpe larghe, scarpe strette

belle o brutte per chi le mette.

 

Piedi con scarpe e piedi senza scarpe, ricchezza e povertà…

Non c’è casta che tenga, il piede viaggia nella sua operosità.

 

Scarpe con tacchi a spillo! Ahi che dolore! Da trampolieri!

I piedi sorreggono l’impalcatura del corpo da grandi guerrieri.

 

Amiamo i nostri piedi, come si accarezza il viso.

essi sono pionieri del nostro stupendo sorriso.

Viole! E’ primavera

Stamane il giardino è trapuntato di viole.

Durante la notte hanno carpito l’intenso indaco

di una limpida notte stellata di primavera.

 

Sparse qua e là non appaiono timorose,

ma sfacciatamente presuntuose,

forse, meglio incantatrici vanitose…

 

oppure tenere e fragili sì, come si suol dire,

ma così unite sembrano molto orgogliose.

Il sole le bacia ed emanano il fresco profumo.

 

La loro fragranza entra nella mia mente e

i ricordi la invadono di dolci sensazioni:

mazzolini di viole ornavano l’abito di mia madre…

 

oppure i sui capelli, insieme a piccole margherite.

Si, la primavera si annunciava anche così e noi bimbi,

nella nostra semplicità, eravamo davvero felici.

Un vaso antico 

Un vaso antico dai cocci restaurato,
traboccante di ricordi fluttuanti
lascia il posto alla nuova vita.

Timide rose rosse, ma vigorose
nella ricchezza poetica, dettano 
antichi sentori di gioia e d’amore.

Inebriando l’aria del loro profumo,
folate di vento spargono petali e
la mente riposa in un sogno dorato.

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Sensibilità
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Albero
Fronde cariche di smeraldi
scintillano al sole estivo.

Foglie rincorse dal vento, piegate
alla sua volontà, abbandonanno i rami.

Linfa vitale scorre lungo il tronco
a volte arso e appesantito nel tempo.
Al tramonto c'è mormorio,
ma di giorno tutto pulsa d'amore.

Radici del passato affiorano
tra gli ardenti colori autunnali.
con la prima neve, l'ultima foglia rimasta,
nel silenzio ovattato cade emettendo un sibilo.

L'albero attende, rincorre le stagioni e
cautamente coglie la dolce primavera
per vegliarla  e piacevolmente cullarla
sotto l'immenso cielo illumnato di stelle.
La sensibilità nasce pura.
Rimane sospesa nell'etere
come leggero fiocco di neve.

Chi possiede questo dono è come  possedere una ricchezza inestimabile.
Si è possessori di tutto il firmamento.

Aurora, sole, tramonto, notti....
visioni libere dai colori lucenti
che lentamente si elevano in cielo.

Nell'onirico nascono svariati sogni ricorrenti.
Appaiono fiamme spensierate di gioventù.
Si diventa consapevoli dei bei ricordi vissuti.

Nell'essere sensibili, gioia e tristezza
si avvertono più degli altri insensibili,
perchè la chiave di violino del "sol" va oltre.

Quando la tristezza porta ad evidenziare
valori dell'esistenza, come tremula foglia al vento,
la sensibilità ne risente fino a soffocarne il respiro.
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