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 Libri,Racconti

Inoltre rivelando doti non comuni di narratrice, non disdegna  cimentarsi nella stesura di romanzi e racconti brevi.

Due i romanzi  :  

"Il Regno di Re Rospo I e il concerto delle raganelle" pubblicato da Europa Edizioni nel 2016  ;

"Un detective al castello" pubblicato da Sprint Book.

Due i racconti:

Al Castello di Re  Solare e i suoi gnomi ;

Dipingere la vita.

                                                                            

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Il regno di re Rospo I e il concerto delle raganelle - Europa Edizioni

C'è un bosco, in un mondo che esiste solo per chi sa immaginarlo, in cui governa un re saggio e generoso. Forse il suo volto è un po' rugoso, è vero, ma dopotutto possiamo aspettarcelo da un rospo, non è così? In questo regno meraviglioso accadono cose sorprendenti ed emozionanti, come un pane al sesamo che fa venire l'acquolina in bocca, oppure il Circo della Principessa Kali, una ragnetta che viene da molto lontano, o ancora qualche testa calda che non vuole seguire i consigli e finisce così col mettersi nei guai. Un racconto scritto da Lea Ricci con una penna colorata e divertente, ma capace di insegnare concetti importanti e di lasciar cadere qua e là sulle pagine qualche vera e propria perla di saggezza.

Il contatto fra la natura del bosco è stato l'ispirazione nello scrivere questa fiaba, dedicata ai fanciulli e agli amanti della natura.

Questa è la sua prima opera di narrativa per Europa Edizioni.

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Un detective al castello - Sprint Book

" Cari lettori, mi piace scrivere libri per farVi rivivere sogni fantastici. La nostra adolescenza ha arricchito di speranze il percorso della nostra esistenza; oggi questa ricchezza ci sta abbandonando. Quindi non bisogna perdere questa opportunità del passato, ma farla rinascere in Voi ed anche nei Vostri figli. Sarà un percorso per rallegrarVi serenamente. Il mio libro è una metafora, ma è il risveglio di tutti; bene e male appartengono alla vita. Gli intrighi nascono come per magia nelle pagine del mio libro; l'amore  artefice del destino, segnerà il finale delle pagine... Sarà come sviluppare l'immaginario di ognuno e ritrovare il modo per convivere serenamente nella realtà.

AL CASTELLO DI RE SOLARE E I SUOI GNOMI.

 

C’era una volta, in cima ad una montagna, un bellissimo castello.

All'interno, sulle pareti del grande salone c’erano molti specchi con cornici dorate e tante finestre che riflettevano la luce del sole.

La stanza così illuminata emanava un fascino particolare ed era un punto di riferimento per gli abitanti del villaggio sottostante.

In questo castello vivevano degli gnomi ed il loro re si chiamava “Re Solare” perché era un re sempre allegro.

Questi gnomi si facevano raramente vedere dai valligiani, tranne il fattore, poiché essi lavoravano nei poderi di Re Solare. Gli gnomi iniziavano con la stagione della primavera a vangare la terra, seminare e quant'altro e terminavano in autunno inoltrato.

Il castello rifletteva la luce del sole anche sugli orti e sui campi di grano, tant'è che i prodotti della terra raccolti in quel luogo erano più sani, numerosi e rigogliosi che sui terreni confinanti.

Le mamme gnome, durante l’estate, lavoravano per conservare i prodotti raccolti negli orti e sugli alberi da frutta, mentre il Re Solare con una penna d’oca, su una piccola pergamena, scriveva in bella calligrafia sia gli ingredienti che la data di scadenza del prodotto aggiungendo pure un disegnino di ortaggi o frutta.

Re Solare amava molto i bambini e non voleva che soffrissero di male al pancino per cui verificava ogni lavorazione su tutti barattoli che uscivano dalla sua fattoria, in quanto dovevano essere sterilizzati: bolliti e chiusi ermeticamente per non rischiare gravi problemi di salute.

I babbi gnomi raccoglievano il grano, mentre i loro figli maggiori, addetti al mulino, provvedevano a molitura.

La vita del castello scorreva in perfetta collaborazione ed armonia: pane appena sfornato dai gnomi fornai e frutta di stagione colta nei frutteti, così pure ortaggi freschi ecc.

Le mucche e le pecore che pascolavano nei verdeggianti prati di re Solare, fornivano il buon latte, burro e formaggi, giudicati da tutti gli abitanti i migliori della vallata.

I bimbi crescevano pieni di salute con visini paffutelli bianchi e rosei.

Ogni mattina, di buon’ ora, il fattore insieme agli aiutanti gnomi caricavano il carretto riempiendolo di quelle prelibatezze preparate dalle mamme gnome. Aggiungevano infine sacchettini di farina, pane appena sfornato dallo gnomo panettiere, dolci alle mandorle o alla marmellata e inoltre frutta di stagione.

Intanto il sole spuntava indorando la vallata…

Il gnomo fattore, legando il carretto al cavallo appena sellato, si avviava al mercato del paese sottostante, intonando una bella canzoncina insegnatagli dai suoi genitori e la cantava a squarcia gola:

<<Trotta cavallino, tira il carrettino, così io venderò i prodotti agli abitanti nel nostro bel paesino.  Trallallero!  Trallala!>>

Già da tempo le mamme massaie, con i loro grembiulini freschi di bucato ed il cesto di vimini, erano in attesa dell’arrivo del fattore del castello per poter fare acquisti

di alimenti genuini poiché conoscevano la qualità dei prodotti che da anni erano stati consumati dai loro figlioli, con il risultato di averli visti crescere sani e sorridenti.

Appena giunto il fattore, in meno di mezz’ora il carretto venne svuotato ed il suo portafoglio era pieno di cartamoneta, gonfio come il mantice di fisarmonica.

Quando il fattore ritornò al castello, per prima cosa, con una parte dei soldi pagò gli aiutanti gnomi, poi custodì nella cassaforte di ferro i soldi rimasti per destinarli alle varie e future spese.

Una mattina, al ritorno del mercato, il fattore con tanti soldi in tasca, sentii uno sparo. Pensò:

-<< Sarà un cacciatore, ma non capisco, non è ancora la stagione della caccia! Allora chi sarà?>>

Tirò le briglie al cavallo per fermarlo e questi dalla paura riuscì a fuggire, mentre il fattore ancora seduto sul carretto cadde di lato insieme ad esso.

Il poveretto, con le gambe all’aria, riprendendosi dallo spavento dopo alcuni minuti, alzando lo sguardo in cielo, vide volteggiare una macchia scura. Era un’aquila reale!

Pensò:

-<< Ed ora che cosa faccio?

 Mi duole la gamba e non posso correre, ma vedo a pochi passi delle rocce; vorrà dire che ce la metterò tutta per raggiungerle e lì potrò certamente trovare un nascondiglio!>>

Così fece.

L’aquila spalancando le lunghe ali e planando stava quasi afferrando, ma in quell’istante giunse Messer coniglio bianco che riconoscendolo lo tirò velocemente dentro alla sua tana.

Messer coniglio bianco era il mezzadro dei terreni confinanti a quelli di Re Solare.

Lo gnomo fattore così rincuorato per la sua salvezza e libertà, incominciò a girare lo sguardo e vide che nella grande tana c’erano provviste per almeno due inverni: confetture di carote, rondelle di carote essiccate al sole, succhi di carote e semi vari.

Il letto di Messer coniglio aveva un materasso molto soffice e lo gnomo fattore, toccandolo scoprì che era imbottito di ciuffi di carote frantumati ed esposti al sole.

Quando spuntò il giorno e il sole illuminò la tana, il cavallo dal nome Pegaso, ritornò da dove era scappato e seguendo il suo fiuto eccezionale, essendo goloso di quell’ ortaggio, si avvicinò alla tana del coniglio divorando in un battibaleno tutte le carote accatastate.

Lo gnomo implorava di non farlo e di andarsene, ma Pegaso scalciava e si impennava!... Così il povero coniglio si trovò senza provviste per l’inverno e piangeva disperato. Lo gnomo fattore allora gli disse di stare tranquillo, perché gli avrebbe dato tante altre carote e prelibate conserve. Da quel momento i due, felici e contenti, diventarono più amici di prima, mentre il cavallo, trotterellandogli intorno, rideva ed i suoi nitriti continui echeggiarono nella vallata.   

                               

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"Dipingere la vita”

Il tempo vola tra colori dell’ arcobaleno sulle mie mani,
la musica trasferisce il mio “credo” sulla bianca tela 
modulando e risaltandone le immagini appena abbozzate.

Tubetti di colori, quasi animati, giocano a nascondino tra essi
facendomi implorare la loro apparizione.

Dovrei organizzarmi? Forse sì! L’estro è più forte… arriva senza chiedere il permesso.

Il mio mondo si apre tra soggetti di viaggi e sensazioni.
Mi sembra di essere in pineta dove respiro l’odore di trementina. Un brano musicale m’assale: “Vincent Van Gogh (Notte stellata- cantata da Don Mclean)”.

Dipingo con tonalità blu, mi soffermo ad ascoltare questa canzone tra le mie preferite. Parla di stelle, ritratti appesi in corridoi vuoti, di fiori e colori estivi. Non parla d’amore, ma di sentimenti piegati alla volontà altrui.

Rifuggo da questa tristezza e mi tuffo nella mia ispirazione di libertà, perché l’arte è pur sofferenza, ma dona anche gioia e ti spinge ad amare. Sì, amare il sole, luna, stelle, l’universo armonico con qualche ritocco finale.

L’arte va vissuta, assaporata, discussa, celebrata come “Dea dell’Olimpo” dove l’eternità della ragione si fonde insieme alla moderna attualità e dove macchie di colore suscitano un messaggio divino, un grande dono offerto dalla natura.

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